Il trattamento con un anticorpo anti-tau protegge sia la retina che l'ippocampo in un modello murino di AD
Il laboratorio EBRI del Prof. Pietro Calissano ha recentemente pubblicato un articolo sulla rivista scientifica
International Journal of Molecular Sciences.
I pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer (AD), in aggiunta ai classici deficit nella memoria episodica dipendente dall'ippocampo, manifestano una compromissione sensoriale nella cognizione visiva in associazione con un'estesa neuropatologia di tau nella retina. In questo studio preclinico, il nostro gruppo di ricerca ha dimostrato che la retina di topolini Tg2576, un modello animale che sovra-esprime la forma mutante della Proteina Precursore dell'Amiloide (APP) APPK670/671L legata ad una forma familiare dell’AD, mostra cambiamenti biochimici (BIN1, RIN3 proteine che regolano l’endocitosi) ed energetici (glicolisi e produzione di L-lattato) che sono simili a quelli che si verificano nell'ippocampo. Tali alterazioni sono contrastate a seguito della somministrazione sistemica di 12A12, un anticorpo monoclonale che neutralizza -sia nella retina che nell’ippocampo- un peptide neurotossico derivato dalla proteina tau. Questi risultati sono importanti in quanto aiutano a comprendere i meccanismi alla base dell’azione protettiva dell’anticorpo 12A12 dimostrando che, sia nella retina che nell’ippocampo, cambiamenti molecolari e metabolici simili sono modulati in modo coordinato in vivo in risposta alla sua somministrazione per contrastare la degenerazione neurosensoriale tipicamente associata all'AD.