Tre nuovi candidati farmaci contro l’Alzheimer

Nanobodies, anticorpi monoclonali e una variante di NGF. Ecco gli obiettivi del programma Alzheimer dell’EBRI. Lo spiega in questo articolo, pubblicato su Il Sole 24 Ore, il Presidente Antonino Cattaneo.

 

L’EBRI (European Brain Research Institute) è un ente no profit fondato dal premio Nobel Rita Levi-Montalcini, con l’obiettivo di individuare nuove strategie terapeutiche per malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e per altri gravi disturbi del sistema nervoso. Ed è proprio sulla malattia di Alzheimer che si vuole puntare l’attenzione in quest’articolo. Il presidente Antonino Cattaneo racconta il panorama all’interno del quale si sta muovendo il mondo della ricerca e quello dell’industria farmaceutica per contrastare tale patologia:

“L’Alzheimer, a oggi, è un problema medico insoluto, con 600mila pazienti in Italia e oltre 40 milioni nel mondo. La gravità della malattia e il numero di persone colpite determinano un impatto molto elevato sulle famiglie e sulla società. I farmaci oggi disponibili sono stati sviluppati negli anni ‘90. Da allora il deserto. Infatti, dalla fine degli anni ‘90, tutti i farmaci testati dalle aziende farmaceutiche, basati sulla dominante “ipotesi dell’amiloide”, che punta a colpire il cosiddetto peptide A-beta, sono falliti. E’ di poche settimane fa la notizia dell’interruzione del trial clinico per la sperimentazione di Aducanumab, un anticorpo monoclonale contro l’amiloide sviluppato da Biogen, sul quale si erano concentrate attenzione e speranza.

Negli ultimi vent’anni, ogni altra ipotesi, è stata sostanzialmente ignorata. Le industrie farmaceutiche, con un incredibile conformismo industriale, hanno puntato in modo compatto su una sola via, e hanno perso, altrettanto compatte, la scommessa. È a causa di tali fallimenti che la Ricerca industriale in tema di Alzheimer, come in un gioco dell’oca, è tornata al punto di partenza, con una prospettiva di dieci anni o più prima che un nuovo farmaco possa entrare sul mercato, con l’ostacolo aggiuntivo che l’industria disinveste. Ci troviamo quindi di fronte al paradosso di una malattia i cui casi sono destinati a triplicare nel 2050 e che sta diventando, invece, una malattia negletta, sulla quale l’industria farmaceutica non trova la convenienza a investire.

E’ quindi necessario pensare a nuovi approcci e la ricerca ritorna in primo piano.

L’EBRI sta giocando un ruolo di assoluto rilievo in questo scenario, portando avanti un programma Alzheimer competitivo, multidisciplinare e integrato, che coinvolge l’impiego e lo sviluppo di tecnologie avanzate.

Obiettivo del programma Alzheimer di EBRI è i) anticipare la diagnosi, per mezzo della validazione di nuovi biomarcatori scoperti da EBRI, e ii) la ricerca su tre candidati farmaci innovativi, in grado di agire su nuovi bersagli della malattia, che vorremmo portare in sperimentazione clinica sull’uomo.

Il primo bersaglio innovativo sono gli oligomeri del peptide ABeta, le forme più tossiche di questo peptide, che vogliamo colpire “alla sorgente”, laddove si formano inizialmente, con “nanobodies”, selettivi anticorpi in miniatura.

Un altro bersaglio è la proteina Tau. Abbiamo sviluppato un anticorpo monoclonale che riconosce solo la versione di Tau modificata dalla patologia dell’Alzheimer, senza interferire con la sua forma fisiologica.

Infine un terzo approccio, in questo caso neuroprotettivo. Stiamo sviluppando una proteina particolarmente innovativa, una variante di NGF, il fattore di crescita nervoso che la nostra Rita Levi-Montalcini aveva scoperto negli anni ’50. L’utilizzo delle proprietà neurotrofiche e neuroprotettive dell’NGF come terapia per le malattie neurodegenerative è stato ostacolato dalla sua naturale proprietà di indurre dolore. Per facilitare l’uso di NGF come farmaco, lo abbiamo modificato, mantenendone le proprietà neuroprotettive ed eliminandone la proprietà di indurre dolore”.

Si tratta di un programma di ricerca molto ambizioso con risultati di alto livello già ottenuti. Conoscere l’emergenza sociale rappresentata dalla malattia di Alzheimer, e queste ricerche, è il punto di partenza per avvicinarsi e rendersi utili a un programma che potrebbe portare nel prossimo futuro concrete soluzioni per sconfiggere questa devastante malattia. Spesso basta poco: il proprio cinque per mille devoluto a EBRI, una donazione. Sapere e diffondere per aiutare.