Memoria, ecco perché maschi e femmine ricordano in modo diverso

Un recente studio pubblicato su Nature Communications al quale ha preso parte la Fondazione EBRI ‘Rita Levi-Montalcini’ fa luce sulle differenze tra i due sessi durante l’apprendimento

 

La capacità  di memorizzare e conservare i ricordi agisce in maniera diversa nei maschi e nelle femmine. E’ quanto rivela una recente ricerca sulle differenze di genere nella memoria incidentale, coordinata dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del CNR e dal Telethon Institute of Genetics and Medicine di Fondazione Telethon, alla quale ha preso parte la Fondazione EBRI.

I risultati dello studio, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Communication, hanno permesso di identificare i meccanismi cerebrali coinvolti nell’apprendimento spontaneo e in particolare nel “decidere” quanta informazione immagazzinare nel cervello.

“Questo lavoro – spiega la ricercatrice IBPM-Cnr Marilena Griguoli, Group Leader EBRI del laboratorio Microcircuiti corticali e disordini del neurosviluppo descrive la scoperta dei circuiti neuronali alla base delle differenze mnemoniche presenti nei due sessi. Si tratta di circuiti che si trovano all’interno di due regioni cerebrali connesse tra loro, il talamo, in particolare il nucleo reuniens, e l’ippocampo, la regione del cervello in cui risiedono le tracce della memoria”.

Il team EBRI diretto da Marilena Griguoli si è occupato di osservare da vicino come questi due circuiti comunicano tra loro, combinando tecniche di elettrofisiologia, mirate a registrare l’attività  elettrica neuronale, con l’optogenetica, la tecnica che permette di controllare l’attività delle cellule nervose mediante la luce: “Attraverso l’utilizzo delle opsine, molecole in grado di accendersi e spegnersi in risposta a un fascio di luce, è stato possibile attivare specifiche popolazioni di neuroni residenti nei circuiti nervosi di nostro interesse e studiarne la funzione specifica. Nelle femmine, la stimolazione con la luce sperimentalmente indotta, aumentava l’attività  elettrica ippocampale, mentre nei maschi, in seguito alla medesima stimolazione elettromagnetica, non si osservava alcun cambiamento. Questa evidenza, insieme ad altre riportate nello studio coordinato dalla Dott.ssa De Leonibus, ci ha portato a concludere che nelle femmine è più attivo il nucleo reuniens, una regione antica del cervello, rispetto ai maschi, nei quali è invece più attiva la regione ippocampale, deputata alla formazione delle memorie a lungo termine”.

Per arrivare a questa conclusione, nel presente studio i ricercatori hanno testato la capacità mnemonica dei due sessi e hanno osservato come a differenza dei maschi che erano in grado di ricordare tutti e 6 gli oggetti mostrati nella prova, a distanza di un giorno, le femmine, dopo lo stesso periodo di tempo, riuscivano a ricordarne solo 4. Questa differenza si deve al fatto che nelle femmine l’inibizione dei circuiti ippocampali controllati dal nucleo reuniens limita la capacità  di fissare memorie incidentali nel tempo. Ma attenzione, fa notare Marilena Griguoli: “Le differenze riscontrate non dipendono da una diversa organizzazione strutturale dei circuiti in questione bensì da un diverso grado di attivazione. Il silenziamento dei neuroni del nucleo reuniens nelle femmine aumenta la capacità  di immagazzinare informazioni, mentre nei maschi l’attivazione di questi limita tale capacità”.

La ricerca ha inoltre mostrato come tra i due sessi vi siano vere e proprie differenze nelle strategie mentali: i maschi usano una strategia mentale orientata per lo più alla memorizzazione a lungo termine delle esperienze, le femmine alla gestione degli stimoli in un preciso contesto. Se distratti mediante altri stimoli durante la prova mnemonica, il processo di memorizzazione dei maschi ne risente di più rispetto a quello delle femmine. “Nessuna delle due capacità è più importante dell’altra, ma osservare e evidenziare queste differenze a seconda in vari contesti ci aiuta a aggiungere tasselli alla comprensione del cervello fino a oggi poco chiari. Siamo fiduciosi – conclude Marilena Griguoli – che i risultati di questo lavoro ispireranno studi futuri mirati alla comprensione della differenza di genere nei processi cognitivi e negli effetti dei farmaci per la memoria”.

Figura. A: tracciati elettrofisiologici che mostrano le correnti sinaptiche eccitatorie registrate da neuroni ippocampali delle femmine in condizioni di controllo (control) e in presenza di luce (linea verde). B: grafici riassuntivi che mostrano la frequenza e l’ampiezza delle correnti sinaptiche eccitatorie registrate da neuroni ippocampali delle femmine in condizioni di controllo (control) e in presenza di luce (light). Nelle femmine la luce, silenziando i neuroni del nucleo reuniens, aumenta sia l’ampiezza che la frequenza delle correnti sinaptiche nell’ippocampo. C: tracciati elettrofisiologici che mostrano le correnti sinaptiche eccitatorie registrate da neuroni ippocampali dei maschi in condizioni di controllo (control) e in presenza di luce (linea verde). D: grafici riassuntivi che mostrano la frequenza e l’ampiezza delle correnti sinaptiche eccitatorie registrate da neuroni ippocampali dei maschi in condizioni di controllo (control) e in presenza di luce (light).
Nei maschi la luce non cambia l’ampiezza e la frequenza delle correnti sinaptiche nell’ippocampo, indicando una minore attivazione del nucleo reuniens rispetto alle femmine.